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DIRITTI

Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità

Il 13 dicembre 2006 durante la sessantunesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata sottoscritta la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, una pietra miliare nel cammino di riconoscimento della dignità e delle pari opportunità del miliardo di persone con disabilità che vivono nel mondo. Nella CRPD non vengono affermati nuovi diritti specifici per le persone con disabilità, ma meglio declinati i diritti umani propri di ogni persona rispetto alla particolare condizione di disabilità in cui alcune persone possono venirsi a trovare, affinché gli Stati che hanno sottoscritto l’atto si impegnino concretamente a mettere in campo azioni, comportamenti e atti che rendano concretamente esigibili tali diritti. Lo Stato italiano ha ratificato la Convenzione con la legge 3 marzo 2009 n.18.

La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità tradotta in LIS

Grazie al prezioso lavoro congiunto portato avanti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Laboratorio LaCAM all'interno dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione) e il Gruppo SILIS Onlus, è disponibile la versione in Lingua dei Segni Italiana (LIS) della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD). Oltre ai 50 articoli della Convenzione, sono stati tradotti (e non semplicemente adattati) in LIS anche il Preambolo e il Protocollo Opzionale alla Convenzione.

Carta WFD sui Diritti della Lingua dei Segni per TUTTI

Traduzione in italiano della WFD Charter on Sign Language Rights for All

Un'Unione dell'uguaglianza: strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030

Nel marzo 2021 la Commissione europea ha adottato la strategia sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030. La strategia, che si basa sui risultati della precedente strategia europea sulla disabilità 2010-2020, ha l'obiettivo di compiere progressi per garantire che tutte le persone con disabilità in Europa, indipendentemente dal sesso, dalla razza o dall'origine etnica, dalla religione o dalle convinzioni personali, dall'età o dall'orientamento sessuale, possano:

- godere dei loro diritti umani
- avere pari opportunità e parità di accesso alla società e all'economia
- essere in grado di decidere dove, come e con chi vivere
- circolare liberamente nell'UE indipendentemente dalle loro esigenze di assistenza
- non essere più vittime di discriminazioni.

Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione volto a promuovere il benessere umano, proteggere il pianeta e la prosperità globale sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei Paesi membri dell’ONU, i quali si sono impegnati a raggiungere, entro il 2030, 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Tutti gli obiettivi sono molto importanti e devono impegnare tutta la società civile, comprese le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità, verso il loro pieno raggiungimento. Essendo basati sul rispetto dei diritti umani di tutti gli abitanti del pianeta le persone con disabilità sono beneficiarie di tutti gli obiettivi tra cui si segnalano per es. “povertà zero”, “salute e benessere”, “istruzione di qualità”, “uguaglianza di genere”, “lavoro dignitoso e crescita economica”, “ridurre le disuguaglianze”, città accessibili, raccolta di dati disaggregati sulle persone con disabilità etc.

Articolo 3 della Costituzione italiana

L’articolo 3 della nostra Costituzione, ricalcando le disposizioni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sancisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute

La Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute è stata elaborata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ed è stata accettato da 191 Paesi come lo standard internazionale per misurare e classificare salute e disabilità. Con l'ICF l’approccio alla disabilità ha subito un importante cambio di paradigma; viene abbandonato, infatti, l’approccio fondato sulla descrizione della malattia e tutta la terminologia in precedenza utilizzata, oramai connotata negativamente, (es. “handicap”, menomazioni etc.) mentre la condizione dell’individuo viene descritta in termini positivi, di salute e funzionamento nei diversi contesti (sociale, familiare, lavorativo) aprendo la strada a un intervento migliorativo sul contesto stesso, anche attraverso l’inserimento di facilitatori e la rimozione di eventuali barriere. In relazione a ciò, la disabilità è quindi considerata come risultato negativo dell’interazione tra la persona e l’ambiente.

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