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Giornata Mondiale dell’Udito: dall’OMS un approccio integrato alla sordità

Il 3 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Udito, un evento che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization) dedica ad azioni di sensibilizzazione, prevenzione e informazione sulla sordità. Secondo l’OMS, oltre il 5% della popolazione mondiale, circa 466 milioni di persone, ha una riduzione dell’udito che incide sulla qualità della vita e si stima che entro il 2050 oltre 900 milioni di persone (ovvero 1 su 10) avrà una perdita uditiva. In Italia sono 7 milioni le persone con problemi di udito, corrispondenti all’11,7% della popolazione, ma solo il 31% dei cittadini ha effettuato un controllo dell’udito negli ultimi 5 anni, mentre il 54% non l’ha mai fatto. Gli esperti, infine, stimano che la metà di tutti i casi di ipoacusia può però essere prevenuta, attraverso misure di sanità pubblica. 

Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità non si ferma qui. L’OMS, infatti, evidenzia anche che l’impatto più elevato della sordità è sulla possibilità di comunicare e sull’accesso all’informazione, che vanno a limitare l’inclusione e la partecipazione attiva nella società delle persone sorde. È per questo che la stessa organizzazione promuove una prospettiva più ampia sul prendersi cura delle persone sorde e delle loro esigenze e bisogni, evidenziando che “è importante assicurare il pieno accesso agli ambienti di apprendimento e di vita per tutte le persone che hanno una perdita dell’udito. In particolare, l’insegnamento in lingua dei segni va a beneficio dei bambini sordi, mentre la fornitura di sottotitoli e l’interpretariato in lingua dei segni in televisione facilita l’accesso all’informazione.” L’OMS, inoltre, sostiene che “i membri della famiglia, i medici, gli insegnanti e i datori di lavoro dovrebbero essere incoraggiati nell’apprendere la lingua dei segni per facilitare la comunicazione con le persone sordeIl riconoscimento ufficiale delle lingue dei segni nazionali e l’aumento della disponibilità degli interpreti sono azioni importanti per migliorare l’accesso ai servizi”.

Una prospettiva ampia che l’ENS ha sempre abbracciato e promosso, poiché la sordità, oltre agli aspetti prettamente medici, impone un’ottica integrata e riflessioni e azioni su tutto ciò che riguarda la persona, che deve essere sempre al centro dell’attenzione nella sua unicità e globalità.  Recentemente abbiamo avuto modo di far emergere tutta la complessità della sordità, la sua multidimensionalità e le mille sfaccettature della comunità sorda nella 3ª Conferenza Nazionale sulla Sordità, conclusasi pochi giorni fa a Napoli.  Si è parlato, ad esempio, di screening, diagnosi, prevenzione, Lingua dei Segni, bilinguismo bimodale, prospettive riabilitative per i bambini sordi, ricerche genetiche sulla sordità, tecnologie assistive, interventi e ausili, come l’impianto cocleare, le protesi impiantabili e le protesi acustiche, e la possibile convivenza e cooperazione tra IC e lingua dei segni. Per l’ENS la piena inclusione passa dal garantire alle cittadine e ai cittadini sordi tutti i percorsi, gli strumenti e le scelte comunicative per crescere in autonomia, autodeterminarsi e realizzare pienamente se stessi ed è per questo che si batte da anni per il riconoscimento a livello nazionale della Lingua dei Segni Italiana.

Sono passati ormai 10 anni dalla legge di ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e nel frattempo il nostro Paese è rimasto l’unico in Europa a non aver riconosciuto la la Lingua dei Segni, nonostante la LIS (Lingua dei Segni Italiana) sia una lingua a tutti gli effetti e venga utilizzata da più di 40.000 persone sorde segnanti, migliaia di udenti che la imparano per ragioni di lavoro o personali e da tutte quelle persone con disturbi nel linguaggio che la usano per comunicare. Continuiamo quindi a chiedere a gran voce DIRITTI DELLE LINGUE DEI SEGNI PER TUTTI,  quello che è stato lo slogan dell’ultima Settimana internazionale del Sordo. 

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